martedì 29 settembre 2009

Un pensiero libero. Un pensiero di Enrico Longo.

Pubblico volentieri la mail di un amico, un ‘non addetto ai lavori’ (non addetto, ma molto addentro). A scrivermi è Enrico Longo, attento osservatore delle recenti vicende dell’Atletica italiana. Non è un tecnico, neanche un dirigente sportivo (almeno non in atletica). È ‘soltanto’ una limpida voce critica, sanguinante ricordi di giovanissimo mezzofondista appassionato (fine anni ’70). Enrico si inserisce nel recente dibattito dell’organizzazione della ‘Cosa Fidal’; sul come provare a far ripartire l’Atletica. Non molte parole. Quasi uno sfiorare i temi cruciali. Ma quanta chiarezza; quanta profondità. Grazie ancora, Enrico.



Grazie, Mario,
per avermi coinvolto nella discussione. Come puoi immaginare, stando fuori dal mondo dell’atletica da molti anni, non ho più idea di quale sia oggi l’Organizzazione Federale, come siano composti i comitati, ecc.
Per parte mia ho la tendenza ad insistere sulla trasparenza della gestione economica. In un post sul tuo sito ho chiesto se qualcuno conosceva il Bilancio della Fidal (che esiste per forza). Sono andato sul sito fidal.it e non sono riuscito a trovarlo. C’è solo un accenno al consuntivo 2008 che parla di “seconda variazione di bilancio dell'esercizio 2009, per complessivi 805.000 Euro di investimenti, destinati in prevalenza ai Comitati Regionali ed alle esigenze dell'Area Tecnica”. Non so se quei soldi sono tutto o solo parte di ciò che viene investito. Mi piacerebbe conoscere la situazione reale prima di parlare perché se i soldi sono pochi anche gli obiettivi perseguibili devono essere pochi.
Comunque, se in sede nazionale non c’è chiarezza, perché non partire dall’ambito locale? La Fidal Abruzzo fa un bilancio economico del proprio operato? Quanti soldi riceve dalla Fidal? Quanti dagli enti locali? Quanti da sponsor? Come vengono investiti? La risposta a queste domande sul sito fidalabruzzo.org non l’ho trovata. Forse è nell’area riservata. Comunque voi diretti interessati dovreste esserne a conoscenza. Se non c’è chiarezza sui danari diventa poi difficile parlare di obiettivi perseguibili. Si finisce per litigare fra poveri, come i topi in gabbia.
L’ambito locale, regionale o provinciale che sia, è quello, a mio giudizio, da cui occorre ripartire per quella che tu chiami ‘palingenesi’. I vertici nazionali non sono assolutamente in grado di riformare il movimento. Arese è il prodotto di un consiglio che lo ha eletto e non ha la forza per muoversi contro chi lo ha portato dov’è, ammesso che sia nelle sue intenzioni. Fidal è poi parte del CONI dove, a mio giudizio, la natura ‘politica’ dei rapporti si complica e porta a favorire l’uno o l’altro dei singoli, perdendo di vista il Movimento Atletico nel suo complesso. Le rivoluzioni, ce lo insegna la storia, nascono sempre in ambito locale (Hu-Nan, Chiapas, Cantieri di Danzica, ecc.), a ‘Palazzo’ sono possibili solo colpi di mano, di solito a natura autoritaria.
Lo ribadisco, secondo me lo Sport, e quindi anche l’Atletica, deve avere due ‘attori’ principali: la Scuola e gli Enti Locali.
La scuola ha in mano i giovani, una parte degli impianti (le palestre e qualche campo) e un gruppo di insegnanti che magari sono demotivati dalle ultime ‘riforme’ ma forse sono ancora recuperabili, per dare una mano nella promozione, con qualche incentivo (esempio: punti in più in graduatoria per chi organizza Centri di Avviamento all’Atletica). Non saranno dei tecnici preparati ma spesso è più importante, per portare gente al movimento e farla gareggiare, una continuità di presenza sul campo piuttosto che una grande competenza specifica.
Gli enti locali hanno in mano il resto degli impianti (a parte le strutture private, che nell’atletica sono poche), la possibilità di tenerli aperti (distaccando personale di custodia che altrimenti si gratterebbe la pera in un ufficio) e qualche soldo da spendere. Soprattutto la Provincia (ente bistrattato, tanto che qualcuno lo vuole abolire) è l’ambito che ha la dimensione e la visibilità giusta per coordinare la disponibilità di ‘opportunità di fare atletica’ sul proprio territorio. Recentemente ho scoperto che nello staff del presidente della provincia di Torino (Antonio Saitta) c’è una persona che si occupa di sport, ed è un allenatore di Atletica (Gianfranco Porqueddu). Spero che si muova nella direzione giusta, magari facilitando anche l’ingresso di ‘sponsor’ a livello locale.
Poi serve anche una struttura tecnica, con gente preparata, ed in questo la Fidal Regionale può fare la sua parte. Sempre che ci sia chiarezza sugli obiettivi e sui denari, altrimenti ogni discorso di qualità (efficienza ed efficacia degli investimenti) è pura fuffa.
Qualcuno, credo su Atleticanet, ha lamentato che l’Italia sia più lunga che larga e che un campionato italiano di categoria a Bari crei grossi problemi ai genovesi. Vero. Non è per fare il federalista (molto di moda oggi) ma in questo momento tutto ciò che è ‘nazionale’ è in crisi, non solo nell’atletica. Meglio ripartire dall’ambito locale. Al vertice nazionale possiamo lasciare le dichiarazioni alla stampa (i commenti, avrai letto, parlano di ‘incredulità’ e ‘farneticazione’, per essere gentili) e i rapporti con il Ministero della Difesa (da cui dipendono quasi tutti gli atleti di vertice). Se il movimento continuerà sarà perché al ‘Città di Majano’ i ragazzini si sono divertiti a gareggiare (anche chi è arrivato in fondo alla classifica).
Complimenti per quello che riesci a fare, anche se con pochi mezzi.
Saluti cordiali
Enrico Longo


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Contribuisco: il comitato provinciale Fidal di Chieti dispone a mala pena di un migliaio di € (il Presidente potrebbe essere + preciso)con cui dare vita e/o promuovere tutte le attività che le sono proprie.

Ovviamente non si possono fare miracoli...

Se ci si collega al loro sito, da poco on line, (www.fidalchieti.it), alla sezione "Attività Federali" sono visionabili i verbali delle sedute e si noterà come l'adesione a diverse iniziative sul territorio vengano "declinate" in quanto l'esborso economico, pur se modico o modesto, non è sostenibile con i fondi a disposizione.

Voglio chiarire che queste sono solo le mie conclusioni, non avendo nessuna conoscenza diretta.

GMak
(sempre + povero... di speranza)

Anonimo ha detto...

Eccomi qui, chiamato in causa da GMak! :-)
In effetti il fattore economico è determinante in qualsiasi attività sportiva. Lo è ancora di più quando i soldi sono pochi e di cosa da fare ce ne sono tante.
Rispetto ad altre federazioni siamo indietro anni luce. Quando ci rechiamo nella nostra sede per le riunioni vediamo le altre federazioni che lavorano fino a tarda sera, hanno uffici aperti tutti i giorni, con tanto di segreteria completa ed efficiente. Per noi queste cose sono inimmaginabili, proprio perché la struttura della nostra federazione non dà spazio agli organi provinciali e lo si vede dal budget di 2000 € annui con i quali si pretende un'attività promozionale.
Io non so se avete idea di quanto costi organizzare una manifestazione: per mettere su un fine settimana di gare "dignitoso" serve quasi tutto il bilancio annuale del nostro CP! Ecco perché ogni minima cosa che riusciamo a fare, ogni piccolissimo risultato che riusciamoa ad ottenere per noi vale oro.
Putroppo l'attuale situazione ci penalizza notevolmente anche all'interno del CONI Provinciale, dove vorremo avere più voce in capitolo e invece ci ritroviamo ad essere l'ultima ruota del carro.
Mi auguro che nel futuro qualcosa cambi perché non credo che ci saranno sempre i "malati di atletica" come noi a tirare avanti la baracca...

Nunzio

Marius ha detto...

Carissimo Nunzio,

ti capisco. Su questi temi mi piacerebbe sentire la voce di qualche 'esperto'. Anche quella di altri 'profani', ché quando la si butta sul doping vengono giù commenti come mosche sulla melassa; quando si parla di bilanci federali et similia... Mah.

marius

sognatrice ha detto...

Hai ragione da vendere Maestro! Credimi è più facile commentare un tema che ispira critiche piuttosto che dare una spiegazione dei documenti contabili che esprimono programmazione, investimenti e risultati economici.
Il mio personale mancato intervento è causato dalla mia idea che, nel ritenerla molto banale, non la considero idonea alla discussione.
Ecco l’opinione di una profana che in tema di bilanci è infangata fino all’ugola!
A mio parere la motivazione della attuale situazione è ovvia. Scontata la crisi economica (sulla quale nutro anche qualche perplessità) la criticità dei bilanci dei settori in argomento è data sempre e comunque dallo sperpero.
Distrarre fondi destinati specificamente a determinati programmi causa carenze finanziare laddove le necessità sono forti, cioè sull’aspetto operativo.
La causa? Nell’ impegno per costruire e realizzare si insinua quell’interferente meccanismo politico-amministrativo che raccoglie buona parte delle risorse e che lascia poi gli operatori, veri costruttori, con l’amarezza che leggo nei commenti.
Leggiamo i bilanci ma non solo le somme stanziate, leggiamo i consuntivi con le spese sostenute.
Come scrive Enrico Longo: ….. Se non c’è chiarezza sui danari diventa poi difficile parlare di obiettivi perseguibili. Si finisce per litigare fra poveri, come i topi in gabbia”
La mia è, anch’essa, una opinione povera.
Ciao
Carla