Il commento di Anonimo nel post precedente (quello sull’ipocrisia e sull’invidia tra i ragazzini) mi ha fatto pensare. Cerco ogni giorno e in tutti i modi di fuggire, combattere, sbugiardare il qualunquismo intellettuale, quel parlare – o scrivere – per luoghi comuni, per sentito dire, spesso senza un dato che sia uno; uno straccio di prova. Sovente anch’io, malgrado l’impegno ostinato che metto in tale ufficio, cado vittima del più becero qualunquismo. Anonimo fa comunque bene a scrivere, e gliene sono grato. Mi permette di realizzare una breve riflessione pedagogica.
Nel mio lavoro, quello di insegnante elementare, è questione nota la difficoltà dei bambini, dai sei agli undici anni, nel rispettare le più elementari (mi si passi la dizione) regole di convivenza.
Cercando di stare ai numeri, tirando le somme di una mia personale ricerca effettuata qualche anno fa su un campione di circa 80 alunni, di età compresa tra i 7 e gli 8 anni, di estrazione socio-culturale media, ho potuto rilevare che:
il 20% dei bimbi non riusciva affatto a controllare tono di voce e posture (urlava, si agitava, girava per i banchi correndo e urtando i compagni durante la lezione); non sapeva ascoltare in silenzio l’insegnante; non stava seduto al proprio posto quando gli veniva richiesto dal lavoro; reagiva alle provocazioni con aggressioni fisiche;
il 50% dei bimbi aveva notevoli difficoltà nel rispettare le regole di giochi collettivi (nel piccolo e nel grande gruppo, nei giochi motori e/o cognitivi).
E potrei andare avanti ancora e ancora. Per carità, non è mica una ricerca scientifica. È la mia esperienza di insegnante e mi fa quasi sorridere dei ragazzini ‘ipocriti’ e ‘invidiosi’ citati da Anonimo. Dei loro genitori e dei modelli educativi cui fanno riferimento no, di quelli non riesco proprio a sorridere.
Nel mio lavoro, quello di insegnante elementare, è questione nota la difficoltà dei bambini, dai sei agli undici anni, nel rispettare le più elementari (mi si passi la dizione) regole di convivenza.
Cercando di stare ai numeri, tirando le somme di una mia personale ricerca effettuata qualche anno fa su un campione di circa 80 alunni, di età compresa tra i 7 e gli 8 anni, di estrazione socio-culturale media, ho potuto rilevare che:
il 20% dei bimbi non riusciva affatto a controllare tono di voce e posture (urlava, si agitava, girava per i banchi correndo e urtando i compagni durante la lezione); non sapeva ascoltare in silenzio l’insegnante; non stava seduto al proprio posto quando gli veniva richiesto dal lavoro; reagiva alle provocazioni con aggressioni fisiche;
il 50% dei bimbi aveva notevoli difficoltà nel rispettare le regole di giochi collettivi (nel piccolo e nel grande gruppo, nei giochi motori e/o cognitivi).
E potrei andare avanti ancora e ancora. Per carità, non è mica una ricerca scientifica. È la mia esperienza di insegnante e mi fa quasi sorridere dei ragazzini ‘ipocriti’ e ‘invidiosi’ citati da Anonimo. Dei loro genitori e dei modelli educativi cui fanno riferimento no, di quelli non riesco proprio a sorridere.
8 commenti:
Mario complimenti per tutto, per la tua capacita' di rendere semplici le cose piu' difficili e soprattutto per come le esprimi. _Mi sorge il dubbio che il vestito di coach ti sia stretto e che, forse ma senza forse, quelli di fine scrittore ti siano molto piu' consoni.
domenico ( un runner ai box... )
Ti ringrazio Domenico, sei troppo buono. Si può scrivere, allenare e fare tante altre cose, non credi? E poi, come si può essere allenatori se non si è capaci di mettere due parole in riga?
un abbraccio. mario
Argomento davvero toccante, intervenire lo si può fare solo in punta di piedi e con doveroso rispetto nei confronti di chi, annoverandosi fra le minoranze, riesce a stento a mantenere lo stimato sistema educativo moderato e rigoroso.
Davvero un impegno considerevole per genitori ed educatori in genere.
E’ scontato affermare che la causa risiede nelle famiglie, infatti la realtà scuote forte il sintomo di gestioni affettive e di condotte disordinate all’interno delle mura domestiche.
Quanto all’ “ipocrisia e all’invidia tra i ragazzini” beh… ho avuto la sfortuna di conoscere quarantenni malati dello stesso male e protagonisti di episodi e costruttori di situazioni che mi hanno inorridito. Quindi concludo: che ragazzi, che studenti, che sportivi, che colleghi saranno i loro figli? I giovani che ci meritiamo.
Ciao
Carla
Purtroppo la pedagogia e le materie ad essa affini non sono proprio il mio forte.
Però non dubitavo che un osservatore attento come te fosse in grado di riportarci dati di questo genere, tratti da un'esperienza ormai pluriennale e consolidata.
Condivido in toto l'incapacità di sorridere dei cattivi modelli educativi.
Saluti.
Sat
Stasera ho saputo che qualche giorno fa è morto un mio caro amico.
Non riesco a darmi pace del fatto che negli ultimi 3/4 anni non ci siamo più sentiti e poi, all'improvviso, è venuto a mancare in un incidente automobilistico, senza che io possa più fare nulla per rimediare alla mia sciaguratezza...
Mah...
Oltre ad una grande tristezza, il sentimento più forte che avverto è la grande delusione nei confronti di me stesso...
Sat
Grande Sat,
comprendo il tuo stato d'animo. Il grande Totò diceva che ognuno di noi sta qui, sulla faccia della Terra, 'pro tempore'. I rapporti tra le persone seguono la vita che facciamo, quella che scegliamo e/o quella che 'ci sceglie'.
Giorni fa scrivevo una relazione biografica per mio zio Nicola, l'unico fratello di mia madre. Nicola se n'è andato prematuramente nel 2002. Era un poeta, uno storico, ma soprattutto una persona buona, corretta. Gli ero molto legato.
In un racconto che gli dedicai qualche anno fa, nelle conclusioni, scrissi: "Pensiamo sempre di avere chissà quanto tempo davanti a noi, da buttarne via a palate.
Forse è per questo che negli ultimi due anni “incontravo” mio zio telefonicamente, rari erano i momenti in cui si stava insieme, a casa. Forse, ma è andata così. L’aver perduto tante occasioni – quel tempo, il tempo con lui – è per me, oggi, un dolore enorme. La sua ironia, la sua intelligenza, il suo cuore erano lì, pensati come eterni, quell’aura che facciamo scendere a proteggere gli affetti più cari; lì a Mozzagrogna, a un tiro di schioppo da Pescara. Erano lì. E forse sono ancora lì. Ed è per questo che in sogno zio Nicolino torna spessissimo a trovarmi. Come quando telefonava per dirmi – senza dirlo esplicitamente – che non mi facevo sentire."
un abbraccio. mario
Grazie, Mario.
Acuto e sensibile come sempre.
Un saluto.
Sat
Caro Saturnino,
dedico qualche parola al tuo dispiacere.
Di sensazioni di vuoto per la mancanza di persone care potrei parlare mesi interi!!!
e chi non potrebbe farlo… ciascuno di noi ha dovuto fare i conti con il distacco dagli affetti.
Purtroppo il dolore da sopportare e assimilare dovrai gestirlo da solo, solo tu puoi farlo.
Io posso cercare di dissuaderti dall’essere deluso di te stesso e di non colpevolizzarti per quella che oggi ti sembra una mancanza nei confronti dell’amico al quale non potrai più spiegare che la vita ci travolge con i suoi ritmi e ci fa trascurare ciò che diventa importante quando non abbiamo più la possibilità di averlo.
Ma io credo che questo lui lo sapeva!!!
Ciao
Carla
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