giovedì 13 novembre 2008

Rispettare le regole disonestamente

Il recente commento di Marco Z. al post precedente, sul rapporto Coni-Censis, genera queste mie "opinioni anaerobiche" (anaerobiche perché quel documento, in alcuni passaggi, mi ha lasciato letteralmente senza fiato). Marco scrive: "... a pag. 33 nella tabella dei valori espressi dallo sport c'è la separazione tra "rispetto delle regole" e "onestà" con percetuali di 'espressività' che trovo per lo meno bizzarre. Mi sono perso qualcosa? ". No Marco, non ti sei perso nulla. Quello che hai letto rappresenta perfettamente lo stato in cui versa lo sport nell'"opulenta" società occidentale. Cito dal rapporto Coni-Censis:
4. Il vissuto dello sport nell'opinione degli italiani e del mondo sportivo
L’immagine dello sport è decisamente positiva; alla parola sport vengono associati, nella stragrande maggioranza dei casi, concetti positivi come il benessere fisico e il divertimento, mentre i disvalori, ancorché presenti e rilanciati spesso dai media, come il doping e i troppo facili guadagni dei professionisti, vengono associati solo secondariamente al concetto di sport. Per quanto riguarda la capacità pedagogica, sembra che il mondo dello sport in buona parte riesca ancora a trasmettere i suoi valori tradizionali. Non solo, dal questionario (1) emerge una forza aspirazionale ed emozionale, che permette, o meglio, potrebbe permettere allo sport di essere un traino di sviluppo civile.
4.1 I valori
Molti oggi si pongono la domanda: lo sport può essere considerato lo specchio della società italiana? È una domanda suggestiva e può aiutare nella riflessione. Dalla ricerca emerge che in parte è così, nel bene e nel male le dinamiche che girano attorno allo sport possono rappresentare il Paese: la forza delle identità locali, alcuni eccessi di protagonismo, ma anche una società che ha voglia di guardare oltre, di trovare ed affrontare nuove sfide, di darsi regole più stringenti, ma anche più chiare. Potremmo dire che è lo sport in quanto tale a trasmettere valori quali lo spirito di squadra, il rispetto, indipendentemente da personalismi e mitizzazione di atleti. (tab. 7, cliccarci su per ingrandirla)

Nella sopra citata tabella il campione Censis di mille italiani (1000) ci dà valori diversi riguardo al "rispetto delle regole" (il valore è più alto) e all'"onestà" (valore più basso !!??). Ma cos'è l'onestà allora? La cosa mi fa pensare ad un marciatore che rispetta la regola del bloccaggio, non va in sospensione, però si dopa. Il rispetto delle regole inteso come atto "tecnico", avulso dal discorso morale? Bene, allora siamo a cavallo. Allora mi tornano pure altri "conti", come quello dei finanziamenti allo sport erogati in base alle medaglie olimpiche ottenute.


Marco Z. apre così il suo commento: "una letta veloce sono riuscito a darla: ho letto cose che mi lasciano un po' perplesso, altre di cui non capisco il senso e altre che mi regalano una risata". A me, sinceramente, viene da piangere.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

sono anni che non riesco più a piangere di fronte a certe cose: non mi resta che la risata isterica.
mi piacerebbe sapere se l'estensore del questionario abbia voluto indagare questo aspetto, questa schizofrenia etica, o se questa doppia domanda era solo una domana di controllo come tante altre se ne fanno in indagini demoscopiche.

MarcoZ.

Marius ha detto...

Chi ti dice che il mio non sia un pianto isterico?
Sulla questione della doppia domanda: credo sia semplicemente un questionario fatto coi piedi. Il documento in toto è un assurdo statistico. Preferisco fermarmi qua.
Alla prossima.

un abbraccio. mario

Anonimo ha detto...

vedi un po che combinano in UK:

" (ANSA) - ROMA, 17 NOV - Il comitato olimpico britannico, data la carenza di fondi a disposizione, penalizzera' le discipline che non hanno vinto medaglie olimpiche. Lo ha affermato alla Bbc il dirigente Peter Keen: 'Quando non ci sono risorse sufficienti, dobbiamo concentrarci su quello che conta di piu' - afferma - solo i successi rendono sicuri dei finanziamenti'. Lo sport britannico deve affrontare un taglio del 15% dei fondi a disposizione. "

ok, forse la maratona femminile è salva.
sciocco che sono!!
la maratona di NY non è mica olimpica!!
sigh!


MarcoZ.

Marius ha detto...

... diciamo che la Radcliffe, così come tutto il movimento dell'endurance che conta, se ne strasbatte della federazione britannica. I soldi loro li trovano comunque. La federazione (le federazioni) dovrebbero preoccuparsi d'altro (educazione, promozione dello sport) piuttosto che finanziare chi è già ricco. Questo dovrebbe valere anche per noi italioti. (Ed è per questo che mi dà sempre più fastidio il valzer per le poltrone cui, quadriennalmente, siamo soliti assistere).

un abbraccio. mario

Anonimo ha detto...

Il discorso di Mario è correttissimo.
La strada costituisce un mondo a parte, per certi versi addirittura più ricco della pista (soprattutto per gli atleti di valore medio-alto).
Non sarà certo la regina Paula a patire la fame, né tanti altri atleti/e di buon livello.

In ogni caso è proprio vero: la maratona di new York non è olimpica.
Correre nella Grande Mela ad inizio novembre è cosa completamente diversa rispetto all'affrontare una 42 km nel pieno di agosto.
Basti dire che a Pechino 2008 i trionfatori di New York 2007 hanno ultimato la gara decisamente distanziati (solo 5° posto per Martin Lel, con 4' di ritardo) oppure non l'hanno finita proprio (Radcliffe).

Saluti.
Sat